I Siciliani, anzi, per essere più precisi, chi rappresenta i Siciliani nel mondo pubblico, di certo poco o nulla fanno per non porsi nelle condizioni di essere denigrati. L’intera classe politica non ha sicuramente brillato per avere realizzato cose delle quali si può vantare, la classe industriale e imprenditoriale (e chi la rappresenta) non ha primeggiato in iniziative che promuovessero lo sviluppo dell’Isola. Si è tanto parlato della “Etna Valley”, ma basta visitare la zona industriale catanese per rendersi conto dello squallore di un’area che tanto avrebbe potuto dare. La Sicilia è costantemente in primo piano sui quotidiani e sulle emittenti televisive nazionali, per questioni di mafia di oggi e, soprattutto, di ieri, ma resta sempre sotto mira perché – chi lo fa, lo sa – costituisce uno degli strumenti più validi per distogliere l’attenzione da eventi più gravi, quali, per esempio, la crisi che sta travolgendo il Paese a livello economico e politico.
La Sicilia è utile, serve in ogni occasione. Ma di ciò, come detto in tante altre circostanze, i Siciliani devono ringraziare la loro cosiddetta classe dirigente, a tutti i livelli. Ma spesso anche quei giornalisti nostrani convinti di fare “giornalismo investigativo”, mentre, a conti fatti, finiscono con il fare semplice gossip, senza accorgersi – in perfetta buonafede – che da altri vengono strumentalizzati
All’indomani delle sue dimissioni – notare il tempismo perfetto – il governatore (ex) della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, conquista il Piemonte: il quotidiano “La Stampa” gli dedica un’intera pagina. Una lunga, interessante, intervista a firma Amedeo La Mattina, nella quale il fondatore del MPA, e novello Cincinnato, ha modo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e, contemporaneamente, lanciare qualche messaggio a chi sa intendere le cose. Il bersaglio principale di Raffaele Lombardo è Casini che, sostiene l’ex governatore, come obbiettivo ha “oltre” che prendere i voti che furono di Cuffaro, “scambiare la Sicilia con i petrolieri e i grandi gruppi imprenditoriali…”. C’è soltanto da dire che la Sicilia è stata “scambiata” da tempo e che le concessioni petrolifere la Regione Siciliana le ha date da tempo alle Compagnie “made in Usa”, che trivellano a pieno ritmo anche i territori con tanto di vincoli. C’è da chiedersi il perché “La Stampa” segua puntigliosamente i fatti siciliani: solo per dovere di cronaca?
Parlando di fatti e misfatti, non mancano ottimi reportage sul “Venerdì” del quotidiano “La Repubblica”, l’unico quotidiano nazionale che può vantare al suo attivo una valida redazione palermitana in grado di fornire un’informazione alternativa ai giornali cosiddetti “regionali”.
Nell’ultimo numero del “Venerdì” ecco che si torna a discutere, a 37 anni di distanza, dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, per scoprire che può esserci una pista siciliana, “catanese”, per l’esattezza. Si apprende così che Pasolini aveva una casa a Catania e che aveva conosciuto “fascisti marchettari”. Allo scenario tenebroso che presenta oggi la Sicilia, si aggiungono altre ombre, ma le verità non si scoprono. Resta soltanto la sporcizia.
Salvo Barbagallo